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Il legamento crociato e la sua rottura

Congiunge il piatto della tibia alla parte mediale del condilo laterale femorale, impedendo lo slittamento in avanti della tibia rispetto al femore quando in cane si appoggia sulla gamba per fare il passo (compressione tibiale).

Lo slittamento produce una instabilità che è una delle cause più comuni di zoppia nel cane per quanto riguarda l’ arto posteriore; può accompagnarsi anche a rotture o ripiegamenti del menisco mediale.

Come mai si rompe? Per trauma acuto o per usura quando il piatto tibiale risulta essere inclinato troppo caudalmente, soprattutto nei cani che deambulano tenendo il garretto diritto; i soggetti con instabilità cronica da cedimento progressivo del legamento sviluppano una reazione della capsula articolare che si ispessisce,  soprattutto nella parte mediale, sviluppano artrosi, hanno una diminuzione dell’ escursione articolare e  spesso si siedono su  un lato per evitare di fletterla completamente.

La riparazione del legamento con tecniche anche opportune non risolve il problema completamente, perchè non agisce sulla causa effettiva che lo predispone alla rottura, si preferiscono allora altre tecniche che cambino la meccanica dell’ articolazione rendendo superflua la presenza del legamento crociato che quindi non si ricostruisce.

Tali tecniche sono: la TPWO, la TPLO e la TTA.

La prima è una leggera variante della prima tecnica del dott. B. Slocum l’ ideatore del concetto della variazione dell’inclinazione del piatto tibiale; la seconda è la tecnica perfezionata del dott. Slocum per lo stesso scopo, la terza del prof. P.M. Montavon e del dott. S.Tepic rivoluziona ancora il concetto della meccanica articolare, semplificandola tecnica operatoria con un avanzamento della cresta tibiale, che posizionando il tendine rotuleo perpendicolare al piatto tibiale stabilizza l’ articolazione.

Esempio di TPLWO

Immagine intraoperatoria dell’ osteotomia ridotta con cerchiaggio dapprima e poi placca e viti.

Preoperatoriamente si misura la dimensione del triangolo si tibia da ostectomizzare.

Esempio di TTA

Immagine preoperatoria, misurazione delle dimensioni della placca e della gabbia.

Guarigione dell’ osteotomia ad un mese dall’ intervento. La placca non può essere rimossa.

Immagine il giorno successivo all’ intervento di TTA, 

un certo grado di gonfiore sul garretto è normale, per il tipo di intervento, specialmente quando si utilizzano delle gabbie di 12 mm di spessore,

il problema si risolve entro una settimana.

Aspetto radiografico post operatorio, notare l’ accuratezza della riduzione della frattura, l’ assialità deve essere mantenuta, eseguendo il taglio il più precisamente possibile.

Collegamento con pagina relativa a TTA cliccare qui

Apposizione della placca, immagine post op latero laterale e ventro dorsale

Possibili Complicanze

Le complicanze di questi interventi possono essere: settiche e traumatiche, a condizione che l’ intervento sia  effettuato correttamente.

Si documentano di seguito le uniche 2 complicanze avute presso la Ns.struttura in sette anni di applicazione della tecnica di avanzamento della tuberosità tibiale. Per entrambi i casi, accaduti pochi giorni dopo l’ intervento, si suppone una eccessiva attività fisica, legata all’ esuberanza dei pazienti, che non provando disagio utilizzavano l’ arto in modo completo, perché la tecnica stabilizza perfettamente la meccanica articolare.

SOPRA: Rottura della Placca

A LATO: Rottura della Forchetta

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